Guida in stato di ebbrezza

Guida in stato di ebbrezza:

la Cassazione rivoluziona le prove, non solo l'alcoltest

La storica sentenza apre nuovi scenari per l’accertamento del reato

La Corte di Cassazione, con un’innovativa pronuncia (sentenza n. 20436/2024), ha ampliato le modalità di accertamento della guida in stato di ebbrezza, superando il dogma dell’alcoltest come unica prova valida. La decisione segna un punto di svolta importante nel panorama giuridico, aprendo nuove prospettive nella lotta contro questo reato che rappresenta una grave minaccia alla sicurezza stradale.

Oltre l’alcoltest: nuovi elementi per la contestazione

La sentenza stabilisce che l’accertamento del reato di guida in stato di ebbrezza può basarsi non solo sull’esito dell’etilometro, ma anche su una serie di elementi sintomatici rilevati dagli agenti accertatori. Tra questi elementi figurano:

  • Odore di alcol intenso proveniente dal conducente o dall’abitacolo del veicolo.
  • Incapacità di coordinare i movimenti e di mantenere l’equilibrio.
  • Comportamento alterato al volante, come manovre irregolari o difficoltà nel seguire la segnaletica.
  • Difficoltà di linguaggio e nell’esprimersi in modo chiaro e coerente.
  • Incapacità di rispondere lucidamente alle domande poste dagli agenti.

Valutazione degli agenti e superamento del tasso minimo di alcolemia

La Cassazione sottolinea che le valutazioni degli agenti di polizia, debitamente documentate, possono assumere un valore determinante ai fini della ricostruzione dei fatti e dell’accertamento della responsabilità penale. In tal senso, anche in assenza di un alcoltest formale, la condotta del conducente e i sintomi da lui manifestati possono essere sufficienti per configurare il reato, soprattutto se si supera il limite minimo di tasso alcolemico previsto dalla legge.

Implicazioni e criticità della nuova giurisprudenza

La sentenza in questione apre a scenari di maggiore efficienza nella repressione della guida sotto l’influenza di alcol. Le forze dell’ordine potranno disporre di uno strumento più flessibile per l’accertamento del reato, anche in situazioni in cui non è possibile effettuare l’alcoltest.

Tuttavia, la nuova giurisprudenza non è priva di criticità. Alcune perplessità riguardano il possibile margine di soggettività nell’interpretazione degli elementi sintomatici, che potrebbero portare a disparità di trattamento tra i diversi casi. Inoltre, la questione solleva dubbi in merito al principio di legalità e all’onere della prova, in quanto la valutazione basata su elementi sintomatici potrebbe richiedere un’attenta ricostruzione dei fatti e un’accurata valutazione da parte del giudice.

Un passo avanti nella tutela della sicurezza stradale

Nonostante le criticità, la sentenza della Cassazione rappresenta un passo avanti significativo nella tutela della sicurezza sulle strade. L’introduzione di nuovi elementi di prova per l’accertamento della guida in stato di ebbrezza consentirà di contrastare con maggiore efficacia questo fenomeno e di proteggere gli utenti della strada da gravi rischi.

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Lo studio legale Spina & Nobili Avvocati è al tuo fianco per fornirti consulenza personalizzata e tutela legale in materia di reati stradali. I nostri esperti ti aiuteranno a comprendere i tuoi diritti e a difenderti nel modo più efficace possibile. Contattaci per una consulenza e scopri come possiamo aiutarti!

NASpI e lavoro occasionale: tutto ciò che devi sapere

NAspI e lavoro occasionale: tutto ciò che devi sapere

NASpI e lavoro occasionale: tutto ciò che devi sapere nel 2024 Perdere il lavoro è un’esperienza difficile che può mettere in crisi la stabilità economica di una famiglia. In Italia, la NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) rappresenta un importante sostegno per chi si trova in questa situazione. Ma cosa succede se, durante il periodo di disoccupazione, si presentano delle opportunità di lavoro occasionale? È possibile conciliare NASpI e lavoro? NASpI e lavoro occasionale: una compatibilità possibile La risposta è sì, è possibile svolgere attività lavorative occasionali pur percependo la NASpI. Tuttavia, è fondamentale rispettare alcune condizioni stabilite dalla normativa vigente. Le soglie di reddito da rispettare L’INPS, con la circolare n. 1414 del 9 aprile 2024, ha aggiornato le soglie di reddito compatibili con la NASpI per l’anno in corso: Lavoro dipendente o parasubordinato: il limite annuo è fissato a 8.500 euro. Attività autonome: la soglia massima è di 5.500 euro annui. Prestazioni occasionali: è possibile svolgere attività occasionali fino a un massimo di 5.000 euro all’anno senza che ciò comporti la sospensione o la riduzione della NASpI. Cosa fare se si avvia un’attività autonoma Chi decide di avviare un’attività autonoma durante il periodo di percezione della NASpI deve comunicarlo all’INPS entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, utilizzando l’apposito modulo NASpI-Com. In questa comunicazione è necessario indicare il reddito presunto che si prevede di ottenere dall’attività. L’incentivo all’autoimprenditorialità La normativa prevede anche un incentivo per chi decide di intraprendere un percorso di autoimprenditorialità. I beneficiari della NASpI possono infatti richiedere la liquidazione anticipata dell’intero importo spettante, in un’unica soluzione, per avviare un’attività autonoma, un’impresa individuale o partecipare a una cooperativa. In sintesi La NASpI e il lavoro occasionale sono compatibili, a patto di rispettare i limiti di reddito stabiliti dall’INPS. Questa possibilità offre ai disoccupati la possibilità di integrare il proprio reddito e di mantenere un’attività lavorativa limitata, senza perdere il diritto al sussidio. Consigli utili Informati sempre: La normativa in materia di NASpI può subire modifiche. Ti consigliamo di consultare periodicamente il sito dell’INPS o di rivolgerti a un patronato per avere informazioni aggiornate. Tieni traccia dei tuoi guadagni: È importante tenere traccia di tutti i compensi percepiti dalle attività lavorative occasionali per verificare che non si superino le soglie di reddito previste. Rivolgiti a un professionista: Se hai dubbi o difficoltà nell’interpretare la normativa, non esitare a rivolgerti a un consulente del lavoro o a un avvocato specializzato in diritto del lavoro. Vuoi approfondire l’argomento? Lo Studio Legale Spina e Nobili Avvocati è a tua disposizione per fornire una consulenza personalizzata e aiutarti a comprendere al meglio i tuoi diritti e i tuoi doveri in materia di NASpI e lavoro occasionale. Richiedi una consulenza legale NAspI e lavoro occasionale: tutto ciò che devi sapere NASpI e lavoro occasionale: tutto ciò che devi sapere nel… Continua a leggere… Nuova relazione e assegno divorzile: cosa dice la Cassazione? Nuova relazione e assegno divorzile: cosa dice la Cassazione? La… Continua a leggere… Doppio lavoro part-time: tutto ciò che devi sapere Doppio lavoro part-time: tutto ciò che devi sapere Il part-time… Continua a leggere… Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto… Continua a leggere… Mostra altri… Facebook Linkedin Youtube

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Nuova relazione e assegno divorzile: cosa dice la Cassazione?

Nuova relazione e assegno divorzile: cosa dice la Cassazione?

Nuova relazione e assegno divorzile: cosa dice la Cassazione? La vita sentimentale di un ex coniuge può incidere sul diritto all’assegno divorzile? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 16051 del 10 giugno 2024 fornisce importanti chiarimenti su questo delicato tema. La nuova relazione e l’assegno divorzile: cosa cambia Secondo la Suprema Corte, la mera frequentazione sentimentale, anche se stabile, non è sufficiente per far venir meno il diritto all’assegno divorzile. Per richiedere la revoca, è necessario dimostrare l’esistenza di una vera e propria convivenza caratterizzata da: Un progetto di vita comune: La coppia deve dimostrare di condividere un progetto di vita a lungo termine. Reciproche contribuzioni economiche: È necessario provare che entrambi i conviventi contribuiscono alle spese della famiglia. Assunzione di obblighi assistenziali: I conviventi devono dimostrare di prendersi cura reciprocamente. L’onere della prova e la funzione compensativa dell’assegno In assenza di una coabitazione, l’onere di provare l’esistenza di questi elementi ricade sulla parte che richiede la revoca dell’assegno. Inoltre, la Cassazione ha ribadito l’importanza della funzione compensativa dell’assegno divorzile. Questa componente, finalizzata a compensare lo svantaggio economico derivante dalla separazione, può permanere anche in presenza di una nuova convivenza, come stabilito dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 32198/2021. Quali elementi valutare per la revoca dell’assegno I giudici, nel valutare una richiesta di revoca dell’assegno divorzile, dovranno considerare attentamente: L’effettiva sussistenza di una convivenza stabile: È necessario accertare se la nuova relazione presenta i caratteri della convivenza more uxorio. Il miglioramento delle condizioni economiche dell’ex coniuge: Va valutato se la nuova relazione ha determinato un miglioramento delle condizioni economiche del beneficiario dell’assegno. La natura prevalentemente compensativa dell’assegno: Se la funzione compensativa dell’assegno prevale su quella assistenziale, la revoca potrebbe essere meno probabile. Quando rivolgersi a un avvocato La valutazione della revoca dell’assegno divorzile è un processo complesso che richiede una profonda conoscenza del diritto di famiglia. È fondamentale affidarsi a un avvocato esperto per tutelare i propri diritti e interessi. Contattaci per una consulenza personalizzata Lo Studio Legale Spina e Nobili Avvocati è specializzato in diritto di famiglia e può offrirti assistenza legale qualificata in caso di separazione o divorzio. Contattaci per una consulenza personalizzata e scopri come affrontare al meglio la tua situazione. Richiedi una consulenza legale Doppio lavoro part-time: tutto ciò che devi sapere Doppio lavoro part-time: tutto ciò che devi sapere Il part-time… Continua a leggere… Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto… Continua a leggere… Ristrutturare casa senza permessi: tutto quello che devi sapere Ristrutturare casa senza permessi: tutto quello che devi sapere Ristrutturare… Continua a leggere… Il Trust: uno strumento versatile per la protezione e la gestione del patrimonio Il Trust: uno strumento versatile per la protezione e la… Continua a leggere… Mostra altri… Facebook Linkedin Youtube

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Doppio lavoro part-time: tutto ciò che devi sapere

Doppio lavoro part-time: tutto ciò che devi sapere

Doppio lavoro part-time: tutto ciò che devi sapere Il part-time è diventato una forma di lavoro sempre più diffusa, offrendo maggiore flessibilità e conciliando più facilmente impegni personali e professionali. Ma cosa succede se si desidera un secondo impiego part-time? È possibile cumulare due contratti di lavoro a tempo parziale? La legge e il doppio lavoro part-time La normativa italiana non vieta espressamente di avere due lavori part-time. Tuttavia, è fondamentale rispettare alcune condizioni per evitare di incorrere in sanzioni o controversie con i datori di lavoro. Orario di lavoro: È necessario assicurarsi che il cumulo dei due impieghi non superi le 13 ore lavorative giornaliere, al fine di garantire il rispetto dei riposi previsti dalla legge. Comunicazione ai datori di lavoro: È obbligatorio informare entrambi i datori di lavoro della propria situazione, evitando di nascondere l’esistenza del secondo impiego. Concorrenza: È fondamentale evitare di svolgere attività in concorrenza con quelle del primo datore di lavoro, in quanto ciò potrebbe violare l’obbligo di fedeltà previsto dall’articolo 2105 del Codice Civile. La Cassazione chiarisce: cosa dice la sentenza n. 13196/2017 Una recente sentenza della Cassazione ha fatto chiarezza su questo tema. I giudici hanno stabilito che: Il datore di lavoro può vietare un secondo impiego solo se questo è incompatibile con gli obblighi contrattuali del lavoratore. Un generico divieto contenuto nel regolamento aziendale non è sufficiente. Il datore di lavoro ha l’onere di provare l’effettiva violazione dell’obbligo di fedeltà da parte del lavoratore. Quando il doppio lavoro part-time può essere un problema Nonostante la flessibilità concessa dalla legge, è importante sottolineare che il doppio lavoro può comportare alcune complicazioni: Fatica eccessiva: Il cumulo di due impieghi può portare a un sovraccarico di lavoro e a un eccessivo stress. Difficoltà di concentrazione: La divisione dell’attenzione tra due attività può compromettere la qualità della prestazione lavorativa. Conflitti di interesse: In alcuni casi, il doppio lavoro può generare conflitti di interesse tra i due datori di lavoro. Vuoi un consiglio legale? Contattaci Se stai valutando la possibilità di svolgere un doppio lavoro part-time e hai bisogno di una consulenza legale, non esitare a contattare lo Studio Legale Spina e Nobili Avvocati. I nostri esperti ti aiuteranno a valutare la tua situazione specifica, fornendoti una guida completa e aggiornata sulla normativa vigente. Richiedi una consulenza legale Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto… Continua a leggere… Ristrutturare casa senza permessi: tutto quello che devi sapere Ristrutturare casa senza permessi: tutto quello che devi sapere Ristrutturare… Continua a leggere… Il Trust: uno strumento versatile per la protezione e la gestione del patrimonio Il Trust: uno strumento versatile per la protezione e la… Continua a leggere… Varie ed eventuali: cosa si può decidere davvero in assemblea di condominio? Varie ed eventuali: cosa si può decidere davvero in assemblea… Continua a leggere… Mostra altri… Facebook Linkedin Youtube

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Turista con macchina fotografica in mano mentre fa una foto

Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato

Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Scattare foto in luoghi pubblici è una pratica comune, ma spesso sorgono dubbi sulla liceità della loro condivisione, soprattutto quando nell’inquadratura compaiono altre persone. Analizziamo nel dettaglio questa delicata questione. Scattare foto in pubblico: è lecito? In linea di principio, scattare foto in luoghi pubblici o aperti al pubblico è consentito. Chi si trova in questi contesti accetta implicitamente la possibilità di essere fotografato. Questo significa che non è necessario chiedere il consenso a ogni singola persona per immortalarla. Condividere foto: quali sono i limiti? Sebbene scattare foto sia generalmente permesso, la loro diffusione è soggetta a precise limitazioni. La legge italiana tutela il diritto all’immagine, garantendo a ogni individuo il diritto di controllare la diffusione della propria effigie. Persone riconoscibili sullo sfondo: cosa fare? Se nella tua foto, oltre a te, è presente un’altra persona chiaramente riconoscibile, è necessario ottenere il suo consenso prima di pubblicarla sui social network o in qualsiasi altro contesto pubblico. Consenso esplicito: La persona deve manifestare in modo chiaro e inequivocabile il proprio assenso alla diffusione dell’immagine. Irriconoscibilità: Se la persona non è riconoscibile (ad esempio, è di spalle o il volto è sfocato), la condivisione della foto è generalmente consentita. Quali rischi si corrono violando la privacy altrui? Chiunque pubblichi foto di persone riconoscibili senza il loro consenso può incorrere in diverse conseguenze: Rimozione della foto: La persona offesa può richiedere la rimozione immediata dell’immagine da tutte le piattaforme online. Risarcimento del danno: Chi ha subito una violazione del diritto all’immagine può chiedere un risarcimento per il danno subito, sia morale che patrimoniale. Responsabilità penale: In alcuni casi, la condivisione non autorizzata di immagini può configurare un reato, con conseguenti sanzioni penali. Conclusioni La tutela della privacy è un diritto fondamentale, e la diffusione di immagini non autorizzate può avere conseguenze molto gravi. Prima di condividere una foto sui social network, è fondamentale accertarsi di avere il consenso di tutte le persone ritratte, soprattutto se sono chiaramente riconoscibili. Consigli utili Chiedi sempre il consenso: Abituati a chiedere il consenso a tutti coloro che compaiono nelle tue foto, anche se sono solo sullo sfondo. Sfoca i volti: Se non è possibile ottenere il consenso, puoi sfoccare i volti delle persone per tutelarne la privacy. Informati sulle norme: Tieniti aggiornato sulle normative in materia di privacy e diritto d’immagine. Contattaci Se hai dubbi o necessiti di una consulenza legale in materia di privacy e diritto d’immagine, non esitare a contattare lo Studio Legale Spina e Nobili Avvocati. Saremo lieti di assisterti. Richiedi una consulenza legale Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto in pubblico: quando la condivisione diventa un reato Foto… Continua a leggere… Ristrutturare casa senza permessi: tutto quello che devi sapere Ristrutturare casa senza permessi: tutto quello che devi sapere Ristrutturare… Continua a leggere… Il Trust: uno strumento versatile per la protezione e la gestione del patrimonio Il Trust: uno strumento versatile per la protezione e la… Continua a leggere… Varie ed eventuali: cosa si può decidere davvero in assemblea di condominio? Varie ed eventuali: cosa si può decidere davvero in assemblea… Continua a leggere… Mostra altri… Facebook Linkedin Youtube

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